Villa Tittoni

Nell'estate del 1922, Antonio Tittoni, figlio del noto uomo politico dell'età giolittiana Tommaso Tittoni (1855-1931), che allora aveva trentatré anni, fece naufragio con la sua barca sugli scogli del promontorio del Circeo: era insieme alla convivente Nella, con la quale condivideva la passione per il mare (pesca, navigazione, fauna e flora, ricerca di conchiglie rare…).

Innamoratosi del luogo, benché pieno di dune, andò a Roma e acquistò dal pubblico demanio svariati ettari della località, che, dopo aver spianato le dune, diventerà l'attuale viale Tommaso Tittoni con la villa, di cui fu architetto e che concepì così come è oggi, benché allora collegata direttamente a Torre Vittoria. La villa era anche adornata da un grandissimo acquario, quotidianamente fornito di acqua direttamente dal mare, con diverse specie di pesci marini rari, portati da altre parti del mondo. L'acquario riceveva luce dalla vetrata della sala da pranzo, che a sua volta illuminava, consentendo di consumare i pasti davanti i pesci in movimento.

Purtroppo durante un bombardamento della seconda guerra mondiale, la villa fu danneggiata e le tubature distrutte, con conseguente moria di tutti i pesci. Siamo a metà degli anni venti del novecento e nella edificazione della villa già si segnalava la sagacia edilizia di Domenico Maiolati, che allora ne fu il principale costruttore. Ma chi era questo Antonio Tittoni, che ebbe, a dire poco, contrasti col padre Tommaso, esponente di primo piano della politica estera italiana agli inizi del novecento? Il genitore, nel suo ruolo di diplomatico (ambasciatore a Parigi) e politico (ministro degli esteri), mal sopportava la condotta del figlio, ritenuta esuberante e libertaria, soprattutto nella scelta della sua compagna-convivente, Nella.

Per di più Tommaso era propenso a inquadrare il figlio con i principi di una sana tradizione liberale, inviandolo anche a Zurigo a studiare ingegneria con la preoccupazione di metterlo in grado di gestire il poderoso patrimonio, che Antonio aveva avuto la sorte di ricevere. Infatti, aveva avuto dal nonno materno Giovanni Antona Traversi di Desio (morto il 2 febbraio 1900) una ingente eredità. Quest'ultimo, morendo…lasciò erede universale della quota del suo immenso patrimonio proprio il nipote Antonio, in quanto in pessimi rapporti con i propri figli, salvo Bice (madre di Antonio), con la postilla di poter usufruire direttamente dei beni al compimento del 30° anno di età, ovvero nel 1919. Antonio e Nella e i successori soggiornarono volentieri nella loro villa presso Torre Vittoria.

Ma Antonio, dato il difficile rapporto col padre, non voleva vivere nella incubatrice delle maldicenze italiane dell'epoca e scelse di andare in Eritrea, colonia italiana come ingegnere e lì avviò anche una attività imprenditoriale, fondando una fabbrica di bottoni, basata sulla materia prima del succo di palma. Papà Tommaso ebbe la soddisfazione del figlio regolarmente sposato con Nella, matrimonio che si celebrò anche canonicamente nella chiesa di San Felice Martire al Circeo, durante uno dei periodi, che ogni anno la coppia trascorreva nella sua villa. Con la morte di Mara (4 giugno 1998), nipote di Antonio, la villa Tittoni fu messa in vendita: fu acquistata inizialmente da un imprenditore alberghiero del posto, per poter essere poi rivenduta alla signora Gwendalyn Simpson Chabrier di origine franco-americana.


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