Imu, la Consulta ridà la doppia esenzione ai coniugi che vivono in due comuni diversi
Toccherà ai controlli comunali, e non a norme anticostituzionali, controllare che la separazione geografica della famiglia sia reale e che i coniugi risiedano effettivamente nelle due case.
Il fisco non può essere nemico della famiglia perché in questo modo andrebbe contro la Costituzione. Su questi presupposti la Consulta ha risolto con la sentenza 209/2022 redatta da Luca Antonini la controversa questione dell'esenzione Imu per i coniugi che vivono in Comuni diversi.
Diritto all'esenzione dall'Imu per entrambi gli immobili.
Partiamo dal dato di fatto: marito e moglie che risiedono in due Comuni per ragioni di lavoro, e che in genere condividono la stessa casa solo nel fine settimana o comunque nei giorni liberi dagli impegni professionali, hanno diritto all'esenzione dall'Imu per entrambi gli immobili. A patto, ovviamente, che rispettino davvero il doppio requisito della residenza e della dimora abituale che permette di non pagare l'imposta.
La regola bocciata
Per arrivare a questa conclusione la sentenza dichiara l'illegittimità costituzionale di una serie di norme introdotte a suo tempo sul tema. L'obiettivo di queste regole bocciate dai giudici delle leggi era antielusivo, perché nel tempo si è scoperto che in molti casi uno dei coniugi dichiarava al Fisco di risiedere nella seconda casa, al mare o in montagna, ma in realtà abitava in città con l'altro famigliare. Ottenendo però per questa via l'esenzione sia per l'abitazione vera e propria sia per la casa di vacanza.
Il dibattito giurisprudenziale
Il problema ha scatenato un infinito dibattito giurisprudenziale, sfociato nella decisione della Cassazione di negare l'esenzione Imu a entrambe le case della famiglia fiscalmente spacchettata. Il tentativo di risolvere la questione aveva prodotto un ultima regola a ottobre del 2021, in cui si chiedeva ai due coniugi di decidere (peraltro senza un criterio preciso) quale casa escludere dall'Imu.
L'attenzione alla tutela della famiglia
La decisione della Corte riporta però il tema su un terreno più solido. Partendo da un principio semplice: per combattere i comportamenti di chi elude non si può negare un diritto a chi avrebbe un comportamento perfettamente corretto. E non si può andare contro a una Costituzione in cui è riservata alla famiglia «un'attenzione che raramente si trova in altri ordinamenti» a partire dall'articolo 31 in cui si legge che «la Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia». Negando l'esenzione ai coniugi residenti in due Comuni si è andati invece in senso diametralmente opposto, favorendo per esempio le coppie di fatto che hanno fin qui potuto avere la doppia agevolazione proprio perché non unite in matrimonio.
Residenze diverse affidate ai controlli comunali
La sentenza, quindi, rimette ordine. Riporta a zero l'Imu per entrambe le case dei coniugi. E toccherà ai controlli comunali, e non a norme anticostituzionali, controllare che la separazione geografica della famiglia sia reale e che i coniugi risiedano effettivamente nelle due case. Per centrare l'obiettivo basta verificare per esempio i consumi di energia elettrica e gas. Non serve calpestare la Costituzione.
Massimiliano Maiolati Tel. 393-3186355
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Il fisco non può essere nemico della famiglia perché in questo modo andrebbe contro la Costituzione. Su questi presupposti la Consulta ha risolto con la sentenza 209/2022 redatta da Luca Antonini la controversa questione dell'esenzione Imu per i coniugi che vivono in Comuni diversi.
Diritto all'esenzione dall'Imu per entrambi gli immobili.
Partiamo dal dato di fatto: marito e moglie che risiedono in due Comuni per ragioni di lavoro, e che in genere condividono la stessa casa solo nel fine settimana o comunque nei giorni liberi dagli impegni professionali, hanno diritto all'esenzione dall'Imu per entrambi gli immobili. A patto, ovviamente, che rispettino davvero il doppio requisito della residenza e della dimora abituale che permette di non pagare l'imposta.
La regola bocciata
Per arrivare a questa conclusione la sentenza dichiara l'illegittimità costituzionale di una serie di norme introdotte a suo tempo sul tema. L'obiettivo di queste regole bocciate dai giudici delle leggi era antielusivo, perché nel tempo si è scoperto che in molti casi uno dei coniugi dichiarava al Fisco di risiedere nella seconda casa, al mare o in montagna, ma in realtà abitava in città con l'altro famigliare. Ottenendo però per questa via l'esenzione sia per l'abitazione vera e propria sia per la casa di vacanza.
Il dibattito giurisprudenziale
Il problema ha scatenato un infinito dibattito giurisprudenziale, sfociato nella decisione della Cassazione di negare l'esenzione Imu a entrambe le case della famiglia fiscalmente spacchettata. Il tentativo di risolvere la questione aveva prodotto un ultima regola a ottobre del 2021, in cui si chiedeva ai due coniugi di decidere (peraltro senza un criterio preciso) quale casa escludere dall'Imu.
L'attenzione alla tutela della famiglia
La decisione della Corte riporta però il tema su un terreno più solido. Partendo da un principio semplice: per combattere i comportamenti di chi elude non si può negare un diritto a chi avrebbe un comportamento perfettamente corretto. E non si può andare contro a una Costituzione in cui è riservata alla famiglia «un'attenzione che raramente si trova in altri ordinamenti» a partire dall'articolo 31 in cui si legge che «la Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia». Negando l'esenzione ai coniugi residenti in due Comuni si è andati invece in senso diametralmente opposto, favorendo per esempio le coppie di fatto che hanno fin qui potuto avere la doppia agevolazione proprio perché non unite in matrimonio.
Residenze diverse affidate ai controlli comunali
La sentenza, quindi, rimette ordine. Riporta a zero l'Imu per entrambe le case dei coniugi. E toccherà ai controlli comunali, e non a norme anticostituzionali, controllare che la separazione geografica della famiglia sia reale e che i coniugi risiedano effettivamente nelle due case. Per centrare l'obiettivo basta verificare per esempio i consumi di energia elettrica e gas. Non serve calpestare la Costituzione.
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